Mercoledì 14 ottobre ha avuto luogo l’assemblea cantonale della Associazione Ticinese Judo e Budo (ATJB). In ritardo, rispetto ai tempi usuali (visto la pandemia), sono stati attribuiti i premi ai migliori judoka ticinesi.

Manrico Frigerio (classe 1990, cintura nera 3° dan FSJ) è stato riconosciuto miglior judoka assoluto 2019. Il premio costituisce un bel riconoscimento per chi sul tatami è nato e vi è rimasto, investendo tempo e forze, mettendosi alla prova quale agonista per oltre un ventennio. Nel 2019 i risultati di rilievo sono stati la medaglia di bronzo alle finali nazionali e la vittoria ai tornei ranking di Spiez e Morat.

L’assemblea ATJB è stata anche l’occasione per fare il punto, con le 14 società attive a livello cantonale (il DYK è l’unica del Mendrisiotto), circa la situazione particolare della stagione. Qualche club è stato messo in difficoltà dalle norme sanitarie imposte dai Comuni (e non ha ripreso), qualche altro ha scelto di non accogliere nuovi iscritti. Approci individuali differenti per un periodo che va gestito con attenzione, nel rispetto delle direttive, senza però perdere di vista la natura della disciplina.

Il judo insegna a rispettare le regole e ad adattarsi alle situazioni, al DYK se ne è ben data dimostrazione negli ultimi mesi.

Complimenti a Manrico da tutto il DYK Chiasso !

 

Di seguito l’intervista a Manrico pubblicata sull’Informatore del 2ottobre:

Cosa ne pensi di queste finali “anomale” ?

A mio avviso, con l’organizzazione di queste finali nazionali, la Federazione vuole far sì che tutto il movimento agonistico svizzero abbia un obiettivo stagionale rilevante per il quale continuare ad allenarsi.

Capisco e condivido la visione della Federazione ma questo evento sarà sicuramente molto diverso da qualsiasi finale nazionale del passato.

Vista l’eccezionalità della situazione e le caratteristiche particolari dell’evento penso che sarebbe stato più logico annullare le finali nazionali ed organizzare, al loro posto, un torneo che non fregi il vincitore del titolo di campione svizzero.

 

Per quale motivo alle finali 2020 parteciperanno solamente 3 combattenti del DYK ?

Durante i mesi più intensi della pandemia al Do Yu Kai siamo riusciti a proseguire un’attività judoistica alternativa che permettesse di rispettare le norme vigenti. Tuttavia la ripresa vera e propria di allenamenti, a contatto e con degli obiettivi specifici rivolti alla preparazione alle competizioni, è ricominciata solo da settembre e pertanto alcuni dei nostri atleti, non ancora in condizione, hanno preferito rinunciare.

 

Lo scorso anno hai ottenuto la medaglia di bronzo. Pensi di avere ancora aspirazioni agonistiche ?

La via del judo offre numerose altre sfaccettature aldilà del lato agonistico. A trent’anni e con la medaglia ottenuta l’anno scorso penso di aver raggiunto il vertice delle mie aspirazioni agonistiche e pertanto i miei futuri obiettivi, legati al judo, non saranno di carattere individualistico ma piuttosto di ambito educativo e sociale, relativi alla crescita dei giovani judoisti e alla diffusione della disciplina.

 

Cosa ti senti di consigliare ai giovani judoisti che intendono dedicarsi all’ agonismo alle nostre latitudini ?

L’agonismo è una parte importante della disciplina. Chi non ha mai partecipato a nessuna competizione ha un tassello mancante nella sua identità judoistica.

La gara di judo è indubbiamente un momento psicologicamente molto impegnativo e credo che sia un ottima palestra per gestire le emozioni che si vivono nei momenti importanti della vita.

Per chi desidera dedicarsi all’agonismo consiglio di allenarsi con impegno, costanza ma soprattutto serietà; troppo spesso vedo giovani judoisti che dopo tre ripetizioni di una tecnica ritengono di averla già imparata. Purtroppo, o per fortuna, il judo non funziona così. È una disciplina in cui non si smette mai di imparare e che richiede tempo e sacrifici ma che, una volta compresa e scelta, ti trasmette delle sensazioni meravigliose.

 

Il judo è uno “sport di contatto” al DYK come è stato l’inizio della stagione ?

Durante l’estate abbiamo riflettuto a lungo su come affrontare la nuova stagione e, nel rispetto delle norme imposte dalla Federazione, abbiamo deciso di organizzare i nostri corsi in modo che gli allievi siano sempre gli stessi e presenti in numero limitato.

Nonostante le nostre previsioni  non fossero particolarmente rosee, abbiamo iniziato bene e riscontriamo un’affluenza paragonabile agli anni scorsi.